E il vento arrivò
liberando il blu
profondo e misterioso
respirandone il colore
scuro e deciso
uniforme e inalterabile
per qualche istante sublime
di pacata inquietudine.
Autrice e traduttrice di libri per bambini
costellato di arcobaleni
e quand’anche il mattino
svelasse aurore oscure
guardare avanti ancora
finché le nuvole
non si saranno dissolte
lasciando spazio
a nuovi orizzonti.
Festa della mamma, festa del papà, festa del lavoro, festa della donna...
Ma la festa dell'amicizia?
L’amicizia non ha bisogno di un giorno “da festeggiare”.
L'amicizia è ritrovare un amico che credevi di aver perduto per sempre.
È uscire dal proprio modo di essere per aiutare l'amico in difficoltà, pur sapendo che probabilmente non ti ascolterà neppure.
È nascondere una piccola verità per non aprire grandi ferite.
È scoprire che qualcuno crede in te più di quanto ci creda tu.
L’amicizia può essere questo e molto, molto altro e non necessita di festeggiamenti "comandati". Si festeggia da sé.
Come e quando i veri amici sanno.
L’Appennino regala colline dorate e prati di erba brillante, vento e nuvole bianche.
Estate che invita a rallentare, a far riflettere ma anche a distogliere e divertire.
Voglia di dire "basta" alla routine. Sognare di raggiungere orizzonti desiderati da tempo e non ancora osati.
Eppure, tra tutto questo, quasi si percepisce il preludio del profumo di settembre, quando tutto ricomincia.
Allora mi dico che non è proprio il caso di dire “basta”.
E tengo nel cuore tutto quello che conta sperando di poterlo arricchire di nuove esperienze ed emozioni.
Buone vacanze e tanti bei pensieri.
Marinella
The Appenine gives us golden hills and meadows of bright grass, wind and white clouds.
Summer that suggests we slow down, reflect, but also relax and enjoy life.
The need to say “enough” of routine. Dream of reaching horizons long longed for but never dared.
And yet, despite all this, the perception of the prelude of the perfume of September, when everything starts again.
So I say that “enough” is not the right word. And I hold in my heart all that matters, hoping to be able to enrich it with new experiences, emotions, curiosity.
A few extra photographs, a few less emails, and I hope many, many words.
Happy vacation and many beautiful thoughts.
Marinella
E poi sarai lontano.
Come il gabbiano
che lascia l’acqua
per il cielo.
Come l’orizzonte
di cui non vedo il confine.
Come le stelle
che la luce dell’alba scolora.
Resterà il sogno
che pur offuscato dal risveglio
non svanirà.
E' il 7 maggio. Splendida giornata di sole. Prendo un pullman all'autostazione di Bologna.
Dopo un'ora e quaranta di panorami collinari, finalmente ecco la scuola elementare.
Milena, gentile responsabile della biblioteca, che mi accompagna in classe.
Ventotto bambini meravigliosi sono seduti compostamente ai banchi.
Mi sento fiduciosa e piena di energia.
Prendo posto sulla cattedra e apro "Chissà...". Lo alzo, lo sposto, voglio che tutti vedano bene le meravigliose illustrazioni di Ursula.
Lo racconto, pagina dopo pagina.
Alla finestra una tenda verde lascia entrare uno spiraglio di sole. Caldo come i cuori di quei bambini.
Termino il breve racconto e leggo quattro frasi che sono state escluse dal libro. Una di quelle dice: "Marco vede l'arcobaleno e pensa: " “Chissà com’è, là dove finisce… sarà un posto nascosto dove i colori scendono giù e giocano insieme come fanno i bambini?”
Poi dico ai bimbi:
"Pensate a un viaggio che avete fatto. In treno, in auto, anche a piedi. Anche guardando fuori dalla finestra".
"Anche in aereo?" chiede Abdur.
"Certo, anche in aereo. Provate a disegnare qualcosa che vi è rimasto di quel viaggio, la cosa più bella."
Cominciano a disegnare.
E' straordinario. Ognuno di loro crea qualcosa di assolutamente personale. Chi disegna il mare, chi il temporale.
E tanti disegnano l'arcobaleno. Quell'arcobaleno che nell'illustrazione non c'era.
Allora penso che basta davvero poco per stimolare l’immaginario dei bambini, come una breve frase…
Consegnano i disegni. Milena mi aiuta a pinzarli e costruiamo due trenini.
I trenini del loro viaggio.
Ho ancora davanti agli occhi quella classe: Beatrice, Laura, Andrea, Anta…
E porto con me la speranza di aver lasciato lì qualcosa di me.