C’era un piccolo paese
su di una verde collina
dove la campana della chiesa
suonava ogni mattina.
Con pioggia, sole o temporale
tutti sapevano
che quel dolce segnale
diceva: “Sveglia! Vi dovete alzare.”
Ma un anno accadde,
mentre la Pasqua si avvicinava,
che la campana mise tutti nei pasticci
con le sue lagne e i suoi capricci.
“Dicono tutti che sono stonata,
persino sorda mi hanno chiamata.
Stavolta non muoverò neppure un dito,
cacciate il campanaro, il suo lavoro qui è finito.”
Giunse la Pasqua portando fiori,
uova dipinte di mille colori.
Al campanile misero un fiocco
ma di campana neanche un rintocco.
Tutto il paese era in grande apprensione.
Qualcuno gridò, dall’alto di un balcone:
“Qui ci vuole un miracolo
sennò addio resurrezione.”
Ma nel giardino di Werner lo scultore
c’era un bel pino secolare
con aghi verdi lunghi e argentati
a volte per magia movimentati.
Quando la brezza spirava
quella pianta frusciava
e un lieve tintinnio
nell’aria sprigionava.
E proprio quel giorno,
non appena si alzò il vento,
si udì una melodia
e il paese fu molto contento.
“Viva la Pasqua ritrovata!”
dissero in coro tutti quanti.
“Sia musica dovunque sulla terra
e l’armonia sconfigga la guerra.”